“Ciò che chiamiamo il progresso è questa tempesta”

1619129_1447262978843583_368430592_nRoma, Piazza dell’Indipendenza, traffico del sabato pomeriggio, frotte di turisti che prendono d’assalto le terme di Diocleziano.

La gente gode il sole ai tavolini dei bar, sulle panchine dei giardini.
Ma ecco avanzare, nel caos di veicoli in corsa, due carretti, stracarichi di secchi e indumenti: sono trainati da due donne, anziane, in ciabatte, poveramente vestite. Procedono come in una bolla, lente e affaticate, lo sguardo lontano, di chi si sente invisibile per la vita che lo sfiora e va oltre, indifferente.

E’ l’altra faccia di questo mondo subdolo e violento, fatto di capitali stratosferici e di figure che si rannicchiano sui marciapiedi, senza casa, lavoro, futuro.
Macerie, che l’angelo della storia vorrebbe ricomporre, ma non può, perché “una tempesta lo spinge inesorabilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui 
fino al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso è questa tempesta” (W.Benjamin)

 

 

DIARIO DI VIAGGIO: ROMA 14-15-16 MARZO

Tre giornate romane di sontuosa, ridente primavera.
Venerdì e sabato convegno e iniziative contro la repressione. I volti amati di compagne e compagni, la dolcezza di ritrovarsi, l’emozione di camminare per strade che la bromalindatura poliziesca non riesce a intristire; storie, bandiere, voci, passi, fardelli pesanti che improvvisamente diventano leggeri perché collettivamente affrontati.

La sera ci sorprende davanti alle carceri di Regina Coeli. Intanto, dalle sponde del Tevere, svettano verso l’alto fuochi d’artificio, si cullano nell’aria che si oscura e vanno a cadere lontano, sul ministero di Disgrazia e Ingiustizia che le forze del disordine ci hanno impedito di raggiungere.

Mattina di domenica, ancora sole e tenero verde, nei pressi delle terme di Diocleziano, dove, sotto un gazebo, si incontrano i candidati della Lista Tsipras.

Anche qui volti ritrovati, accanto a nuovi sorrisi. Non sarà facile espugnare la fortezza Europa; e non potremo certo farlo da soli, ma aprire una breccia sì, perché entri il vento delle lotte: allora potrà sorgere il mondo che vogliamo.