Ai bambini, a quanti hanno sogni.

Valle_di_SusaIn passato era un uomo, uno come gli altri, soltanto più ossessionato dalla paura della morte. vedeva con angoscia lo scorrere degli anni, il declinare del giorno, la vicenda delle stagioni. Invidiava gli dei che immaginava eterni ed invincibili nella loro immobile mole senza tempo.

Perciò volle farsi dio, e si volle flagello sterminatore capace di distruggere la vita, di abolire la natura e con essa ogni essere che avesse palpiti e sentimenti, calore e amore.
Il suo cuore divenne un blocco di dura pietra, il suo corpo macchina corrusca e gigantesca, incapace di desideri che non fossero l’inesausta brama di dominio e di distruzione.

Fu un gigante d’acciaio. Leggi tutto “Ai bambini, a quanti hanno sogni.”

“Ciò che chiamiamo il progresso è questa tempesta”

1619129_1447262978843583_368430592_nRoma, Piazza dell’Indipendenza, traffico del sabato pomeriggio, frotte di turisti che prendono d’assalto le terme di Diocleziano.

La gente gode il sole ai tavolini dei bar, sulle panchine dei giardini.
Ma ecco avanzare, nel caos di veicoli in corsa, due carretti, stracarichi di secchi e indumenti: sono trainati da due donne, anziane, in ciabatte, poveramente vestite. Procedono come in una bolla, lente e affaticate, lo sguardo lontano, di chi si sente invisibile per la vita che lo sfiora e va oltre, indifferente.

E’ l’altra faccia di questo mondo subdolo e violento, fatto di capitali stratosferici e di figure che si rannicchiano sui marciapiedi, senza casa, lavoro, futuro.
Macerie, che l’angelo della storia vorrebbe ricomporre, ma non può, perché “una tempesta lo spinge inesorabilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui 
fino al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso è questa tempesta” (W.Benjamin)