Dalla parte della Cavallerizza Occupata.

cavallerizza-2002-khd-U10301332104447rWB-428x240@LaStampa.itLa Cavallerizza: un laboratorio culturale, politico, sociale nel cuore di Torino, un luogo di rapporti umani a cui è bello approdare contro la speculazione edilizia, l’egoismo degli indifferenti  e la disperazione delle solitudini.

Sotto il suo lungo porticato abbiamo sostato anche noi, per parlare della lotta contro il TAV  e – in un giorno di pioggia torrenziale, al termine di un corteo esiguo ma combattivo – per ribadire la vicinanza attiva al popolo palestinese, alle vittime del capitalismo sionista nella Striscia di Gaza.

La Cavallerizza è anche il fascino del suo giardino  dove vivono alberi secolari, un’oasi di silenzio e di bellezza nel cuore di pietra di una città sempre più avvelenata dal degrado.

Chi ha appiccato  il fuoco alla Cavallerizza,  vuole uccidere il mondo fraterno, colto e gentile che in questi intensi mesi di occupazione ha cominciato a vivere, ad operare, a costruire una concreta speranza collettiva.

Contro i grandi interessi e le grandi viltà, resistiamo, difendiamo la Cavallerizza!

Presenze

camoscioBoschi, piccole radure fiorite, cieli che hanno già la luce dell’autunno; il silenzio percorso dal vento di questa mattina di fine agosto.

I monti, intorno, si ergono amici: i Quattro Denti a Nord-Ovest, a Nord-Est il Rocciamelone; all’orizzonte, lungo la via di Francia, emerge lo Chaberton.

Tutto è pace e bellezza.

L’anomalia sta lì sotto, in quel catino trasformato a cantiere, in quella lebbra che ha mangiato i boschi e ha mutato i prati in depositi di cemento dove pesano ruspe, trivelle, blindati, container, vasche di decantazione, nastri trasportatori, carrelli su rotaie, capannoni, dormitori, edifici mensa, garitte, blindati, lince, idranti, pulmini, furgoni, centine, cumuli di smarino della galleria, camminamenti su cui si intravede qualche sparuta figura in grigioverde.

I muri che circondano il cantiere, da quest’altezza, sono linee sbiadite, mentre domina il viadotto autostradale, da cui il rumore delle auto giunge attutito ma costante, una fastidiosa nota di fondo, che però nulla può contro la voce del vento.

Qui, intorno a me, la natura è potente; con i suoi calanchi parla dei millenni, della forza dell’acqua che scava la pietra, incide strapiombi e dà vita a piante ed animali.

Davvero risibile è la superbia di quel cantiere là in basso che il franare di queste pareti instabili o la forza del torrente inferocito può travolgere e cancellare in un attimo.

A guardare il cantiere dall’alto non sono sola: poco lontano, tra i calanchi, sufficientemente contro vento per non avvertire la mia presenza, sta un piccolo camoscio: ne vedo distintamente il manto fulvo, la mascherina intorno agli occhi, il musetto arguto. Sosta brevemente, poi si avvia lungo una traccia, scompare nella macchia, riappare su un sabbione. Prima di sparire definitivamente tra le rocce , si volta per un attimo nella mia direzione. E’ quell’immagine che mi porto appresso, sulla via del ritorno.

25colchicoAi margini di una radura trovo i primi colchici bianchi e lilla: davvero l’autunno non è lontano.

Con il Movimento NO MUOS, contro la guerra!

18389_a38871La scorsa notte gli attivisti NO MUOS sono entrati ancora una volta nella base americana di Niscemi e sono saliti sulle antenne, dove rimarranno ad oltranza.
Hanno portato con sé uno striscione che grida la loro denuncia contro il Muos, ma anche contro l’acquisto degli F35 e non ultimo, ribadisce piena solidarietà con il popolo palestinese e contro il genocidio portato avanti da Israele nella Striscia di Gaza.

La Valle di Susa che resiste è con la Resistenza NO MUOS e con la Resistenza Palestinese.

Uscire, subito, dalla NATO è condizione indispensabile per fermare la guerra.no-muos-3

Fuori l’Italia e l’Europa dalla NATO! Fuori la NATO dall’Italia e dall’Europa, anzi, dal mondo!