Expo per affamare il Pianeta

MilanoA Milano, il primo maggio, al corteo NO Expo c’eravamo, sì, c’eravamo, anche se i mass media che strombazzano auto bruciate, vetrate di banche rotte e poliziotti feriti, nulla dicono delle migliaia di persone, che hanno sfilato per dare volti e voci alle lotte ambientali, alle rivendicazioni per un lavoro che non sia morte, per un cibo che non avveleni, non provochi sofferenza animale e non desertifichi il pianeta, per i diritti alla salute, alla casa, ai saperi. E continuiamo a lottare contro questa fiera delle vanità e delle bugie, la quale, dietro alle quinte fiorite (e non terminate, tanto da cadere a pezzi sui visitatori), nasconde il volto orrido delle multinazionali che fondano il loro profitto sull’avvelenamento e la morte per sete della Terra, sulla schiavitù della popolazioni, sulla rapina delle risorse e della vita.

Eravamo consapevoli che la lotta sarebbe stata dura, che i poveri del mondo sarebbero stati usati e gettati, che la pseudocultura di regime avrebbe incanalato turisti dell’illusione e scolaresche in gita nel luna park del Grande Fratello. Ma sappiamo bene che non ci sarà futuro se non continueremo ad assediare concretamente il potere, a “partire e tornare insieme”, ad essere la voce che grida milioni di NO in questo deserto di incubi e di compatibilità.

Mari di lacrime

Ripudio l’Europa che garantisce libertà di circolazione ai capitali e alle merci e la nega alle persone.

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L’ordine dei torturatori

g8-di-genovaLa Corte di Strasburgo sancisce ciò che da quattordici anni ripetono a gran voce coloro che vissero Genova 2001 contro il G8 e quanti, da tante parti del mondo, sentono come inferte a se stessi quelle torture e quelle offese.

Quanto siano violente e impunite le cosiddette “forze dell’ordine” là dove- come nel nostro paese- la parola “democrazia” è una foglia di fico per mascherare l’arbitrio di un potere sempre più arrogante e spregiatore di ogni giustizia, diritto e verità, lo sanno bene gli assassinati di polizia e le loro famiglie, lo sperimentano Carlo giulianidirettamente coloro che si ribellano ai soprusi, sui territori devastati dalle grandi opere, nelle città della fame e degli sfratti, nei luoghi dello sfruttamento e della precarietà.

In Italia mai i Parlamenti hanno varato una legge contro la tortura né esistono segni identificativi sulle divise delle “forze dell’ordine”: il ricatto dei sindacati di polizia e dei sistemi di potere è, da sempre, più forte delle ragioni dei comitati contro la repressione, dei tanti umiliati e offesi che mai hanno trovato ascolto nei palazzi.

32905540_da-qualche-parte-tra-23-37-anni-di-carlo-giuliani-1La sentenza della Corte europea non restituirà certo ad Haidi, Giuliano ed Elena la primavera infranta di Carlo, né basterà per ridare vita agli assassinati nelle camere di sicurezza o lungo le vie crucis degli arresti, ma sarà almeno una conferma alle denunce inascoltate e un riconoscimento per la tenacia di Arnaldo che da anni, in tante assemblee e manifestazioni, forte della sua semplicità e del suo fazzoletto rosso, ripete una verità scomoda, dando voce anche a coloro che voce non hanno mai avuto o non l’hanno più.

arnaldo cestaro-2Non è certo un punto di arrivo, ma un punto di partenza perché la lotta collettiva contro l’ingiustizia sociale, per una vita degna di essere vissuta, trovi nuova forza e attiva, irriducibile speranza.